Andare in vacanza nuoce gravemente ...all'ambiente
- Gloria Crabolu
- May 20, 2018
- 3 min read
Vi siete mai chiesti quale sia l'impatto ambientale delle vostre vacanze?
Dei ricercatori della University of Sidney, University of Queensland e della National Cheng Kung University hanno svelato questo mistero.
Si parla spesso di impronta ecologica, ossia quell'indicatore che misura quante risorse stiamo consumando rispetto a quante l'ambiente riesca a rigenerarne. In parole povere ci dice di quanti pianeta Terra abbiamo bisogno per sostenere l'umanità. In passato dei ricercatori hanno calcolato che avremmo bisogno di una Terra e mezzo per far fronte ai nostri fabbisogni, e che entro il 2050 ne avremmo bisogno di due.
Se siete curiosi di sapere quale sia la vostra impronta ecologica andate su Foot Print Calculator. Io ho calcolato la mia e se tutti vivessero come me, avremmo bisogno di tre pianeti! Lo so è terribile, sopratutto per una che cerca di invogliare le altre persone a vivere in modo più sostenibile. Credo che questo sia dovuto dal fatto che prenda troppi voli all'anno, con una media di 30 ore passate in aereo (c'è da dire che la maggior parte sono per lavoro, anche se non è una scusante...).
E se invece considerassimo l'industria turistica a livello globale? Ossia tutti quei servizi di cui il turista fa uso quando va in vacanza. Parliamo quindi di trasporto, alloggio, cibo e bevande, sino ad arrivare all'industria dei souvenir, vestiaria e di altri beni e servizi. Grazie ad un monitoraggio dettagliato di spostamenti turistici dal 2009 al 2013 in 160 paesi diversi è stato possible calcolare (con una certezza del 95%) quanto l'industria turistica contribuisca alle emissioni globali di CO2. I risultati sono allarmanti. Si è scoperto infatti che il turismo produce l'8% delle emissioni globali di gas serra.
Questo dato diventa ancora più allarmante se consideriamo che l'industria turistica è in continua crescita. Infatti, sono sempre di più le persone che decidono di andare in vacanza e di scegliere destinazioni più esotiche. Ma chi è responsabile di tutto questo? Dovrebbe essere il turista che decide di viaggiare, o la destinazione turistica che attrae visitatori da tutte le parti del mondo? Nel primo caso bisognerebbe identificare qual è il paese i cui cittadini viaggiano di più degli altri. Qui in pole position troviamo gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Germania e India. Nel secondo caso invece bisognerebbe identificare quelle destinazioni il cui rapporto turista/residente è più alto. Naturalmente qua troviamo piccole isole, quali Maldive, Mauritius etc.
Come si può rimediare a tutto questo? Beh, molto semplice a dirsi e abbastanza difficile a farsi. Tutto sta nel creare politiche e strategie che portino ad investire in tecnologie che minimizzano le emissioni di CO2, creare campagne che invoglino le persone a non viaggiare in località remote, a consumare prodotti a Km 0, ad utilizzare mezzi di trasporto a bassa emissione di CO2 etc. Però sappiamo benissimo che l'essere umano è egoista, e lo è ancor di più quando viaggia. Diverse sono le ricerche condotte anche alla University of Surrey sullo studio del comportamento umano e come questo possa essere influenzato verso comportamenti più sostenibili. La mia ricerca per esempio si focalizza su come il comportamento dei politici possa essere influenzato verso politiche decisionali basate sull'evidenza e su dati concreti (per saperne di più guarda il mio post precedente).
E voi cosa ne pensate? Avete calcolato la vostra impronta ecologica? Siete disposti a cambiare il vostro comportamento dopo aver letto questo articolo? Scrivetelo tra i commenti.
* questo articolo è basato su un articolo scientifico publicato sulla rivista Nature il 7 Maggio 2018. Cliccate su questo link per averlo.
Comments