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Monitorare il turismo - cos'è che non va

Quando si parla di turismo, spesso si fa riferimento solamente alle presenze turistiche e ci si chiede: quanti turisti sono arrivati nella nostra destinazione? Quanti giorni sono rimasti?

Alcuni si chiedono anche quale sia la spesa media giornaliera, ovvero quanto spende in media un turista al giorno nella destinazione d'interesse? Altri invece arrivano a preoccuparsi anche della stagionalità, domandandosi in quali periodi dell'anno arrivano i turisti: tutto l'anno o solo in alcuni mesi?

Sono tutte domande lecite e molto importanti, ma bastano per capire se il settore turistico sta andando bene? Per capire che misure strategiche bisogna prendere? Dal titolo di questo post dedurrete subito che la risposta é no. Ma allora dov'è che si sbaglia? Cosa bisogna fare? E sopratutto, perché stiamo sbagliando?

Queste domande riguardano solo un aspetto del settore turistico. Il turismo é infatti un settore (molto spesso non viene nemmeno considerato tale) molto complesso, che porta dei cambiamenti non solo a livello economico ma anche sociale e ambientale. Per farvi capire questo mi vengono in mente un paio di esempi che evidenziano cosa potrebbe accadere se il turismo non venisse monitorato nella sua interezza. Vi parlo quindi di due destinazioni turistiche molto conosciute: Barcellona e l'isola Koh Phi Phi in Thailandia.

Partendo da Barcellona, pare che a fare da cornice alle tapas e alla Sagrada Famiglia ci siano diversi graffiti con scritto "I veri terroristi sono i turisti" o " Turisti, smettetela di rovinare la nostra vita". Vi siete mai chiesti perché? Da qualche anno a questo parte, la città catalana ha registrato un boom di arrivi turistici e questo ha reso impossible la vita dei residenti. I prezzi dei beni comuni sono incrementati di quasi il 20% e per loro risulta pressoché impossible trovare un appartamento o una camera in affitto.

Il successo di siti come Air-bnb ha solo peggiorato la situazione. Infatti, attraverso questa piattaforma, i proprietari di immobili preferiscono affittare le proprie stanze libere o seconde case a prezzi molto più alti rispetto a quelli che i residenti sono disposti a pagare. Altri decidono di vendere le proprio case ad affamati investitori per trasformarle in appartamenti di lusso ed essere poi affittati ai turisti, costringendo i precedenti inquilini alla ricerca di una nuova casa. A questo punto la domanda che dovrebbe sorgere spontanea è questa: che senso ha sapere che Barcellona sia tra le 20 città più visitate al mondo, se la qualità della vita dei residenti sta via via peggiorando? È possibile che si debba arrivare sempre ad un punto di non ritorno, anziché monitorare sin dall'inizio gli aspetti sociali dovuti al turismo?

Spostandomi in Thailandia, vi voglio invece parlare di cosa succede quando è l'aspetto ambientale a non venire monitorato. Qualche settimana fa i giornali hanno riportato la notizia che in diverse isole thailandesi si sarebbe chiuso l'accesso ai turisti per qualche mese.

Avete presente la spiaggia divenuta famosa grazie al film "The Beach" con Leonardo di Caprio protagonista? Sono migliaia i turisti che arrivano ogni giorno, così come sono decine le barche che circolano per il trasporto dei visitatori. Tutto questo ha causato un surriscaldamento delle acque, che ha portato al danneggiamento delle barriere coralline e alla migrazione di molte specie marine verso acque più fredde. Anche in questo caso, si è intervenuto quando i danni erano ormai evidenti, vietando l'accesso alla spiaggia per quattro mesi (da Giugno a Settembre) per dare tempo all'ecosistema di ripristinarsi. Anche in questo caso la domanda è la stessa: ce ne dobbiamo accorgere solo quando é troppo tardi, o dobbiamo iniziare a monitorare costantemente gli aspetti ambientali dovuti al turismo?

Indicatori come ETIS (per saperne di più leggi il mio post qui sul mio tema di ricerca) rappresentano lo strumento ideale per monitorare il settore turistico nella sua interezza e prendere le giuste decisioni al momento giusto. Purtroppo, molto spesso si adottano strategie di promozione turistica per attirare più turisti possibili, quando invece si dovrebbe mirare ad un turismo di qualità anziché di quantità. Bisogna dire che questi argomenti non sono nuovi a livello accademico, infatti se ne parla ormai da decenni. Tuttavia, solo negli ultimi anni alcune autorità locali ne stanno prendendo coscienza e si stanno muovendo verso la direzione giusta.

Perché si agisce sempre cosi in ritardo? E perché si agisce solo quando ci sono conseguenze evidenti sia dal punto di vista sociale che ambientale? Ci sono diverse spiegazioni a tutto ciò e ve ne parlerò in uno dei prossimi post.

Avete anche voi un'esempio simile da raccontare in cui si è agito troppo tardi o forse ancora non si agisce? Oppure conoscete sistemi di monitoraggio diversi da ETIS? Scrivetelo tra i commenti.

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