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Andare in vacanza nuoce gravemente ...all'ambiente

Vi siete mai chiesti quale sia l'impatto ambientale delle vostre vacanze?

Dei ricercatori della University of Sidney, University of Queensland e della National Cheng Kung University hanno svelato questo mistero.

Si parla spesso di impronta ecologica, ossia quell'indicatore che misura quante risorse stiamo consumando rispetto a quante l'ambiente riesca a rigenerarne. In parole povere ci dice di quanti pianeta Terra abbiamo bisogno per sostenere l'umanità. In passato dei ricercatori hanno calcolato che avremmo bisogno di una Terra e mezzo per far fronte ai nostri fabbisogni, e che entro il 2050 ne avremmo bisogno di due.

E se invece considerassimo l'industria turistica a livello globale? Ossia tutti quei servizi di cui il turista fa uso quando va in vacanza. Parliamo quindi di trasporto, alloggio, cibo e bevande, sino ad arrivare all'industria dei souvenir, vestiaria e di altri beni e servizi. Grazie ad un monitoraggio dettagliato di spostamenti turistici dal 2009 al 2013 in 160 paesi diversi è stato possible calcolare (con una certezza del 95%) quanto l'industria turistica contribuisca alle emissioni globali di CO2. I risultati sono allarmanti. Si è scoperto infatti che il turismo produce l'8% delle emissioni globali di gas serra.

Questo dato diventa ancora più allarmante se consideriamo che l'industria turistica è in continua crescita. Infatti, sono sempre di più le persone che decidono di andare in vacanza e di scegliere destinazioni più esotiche. Ma chi è responsabile di tutto questo? Dovrebbe essere il turista che decide di viaggiare, o la destinazione turistica che attrae visitatori da tutte le parti del mondo? Nel primo caso bisognerebbe identificare qual è il paese i cui cittadini viaggiano di più degli altri. Qui in pole position troviamo gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Germania e India. Nel secondo caso invece bisognerebbe identificare quelle destinazioni il cui rapporto turista/residente è più alto. Naturalmente qua troviamo piccole isole, quali Maldive, Mauritius etc.

Come si può rimediare a tutto questo? Beh, molto semplice a dirsi e abbastanza difficile a farsi. Tutto sta nel creare politiche e strategie che portino ad investire in tecnologie che minimizzano le emissioni di CO2, creare campagne che invoglino le persone a non viaggiare in località remote, a consumare prodotti a Km 0, ad utilizzare mezzi di trasporto a bassa emissione di CO2 etc. Però sappiamo benissimo che l'essere umano è egoista, e lo è ancor di più quando viaggia. Diverse sono le ricerche condotte anche alla University of Surrey sullo studio del comportamento umano e come questo possa essere influenzato verso comportamenti più sostenibili. La mia ricerca per esempio si focalizza su come il comportamento dei politici possa essere influenzato verso politiche decisionali basate sull'evidenza e su dati concreti (per saperne di più guarda il mio post precedente).

E voi cosa ne pensate? Avete calcolato la vostra impronta ecologica? Siete disposti a cambiare il vostro comportamento dopo aver letto questo articolo? Scrivetelo tra i commenti.

* questo articolo è basato su un articolo scientifico publicato sulla rivista Nature il 7 Maggio 2018. Cliccate su questo link per averlo.

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